Il concertino della famiglia Tazzioli

Il miglior modo, a mio avviso, per rappresentare quello che è stato il “concertino della famiglia Tazzioli” nella storia è riferirsi ad un capitolo del libro” Le vie del violino” a cura di P. Staro. Nel capitolo ”il violino e la terra-il concertino di violini nell’appennino emiliano” viene riportata un’intervista realizzata alla fine degli anni settanta a Mario Tazioli allora capostipite della famiglia di suonatori.

La Banda Gioachino Rossini di Lama Mocogno anno 1890 (si vede Domenico Tazzioli il quarto da destra in piedi)

La Banda Gioachino Rossini di Lama Mocogno anno 1890 (si vede Domenico Tazzioli il quarto da destra in piedi)

Prima di proseguire il racconto è doverosa una precisazione. Nel racconto figurano Tazzioli con due zeta e Mario Tazioli con una zeta, ma si tratta della stessa famiglia. Infatti il capostipite Domenico ha due zeta, mentre il figlio Mario, per un errore, venne iscritto all’anagrafe con una sola zeta.

L’autrice riferendosi al gruppo presente a Barigazzo negli anni 70, e da lei intervistato, scrive: ”Il gruppo di Barigazzo, costituito da due violini, due chitarre, fisarmonica e contrabbasso, è erede di un’antichissima tradizione familiare ed è formato ancora da suonatori imparentati tra loro: i due violini sono suonati da due fratelli , Mario Tazioli e Oreste Tazzioli, le chitarre ed il contrabbasso dai loro nipoti, Domenico, Giuliano e Fabrizio Tazzioli. Per la conoscenza della realtà strumentale appenninica, che ha oggi un preciso punto di riferimento nel concertino di Barigazzo, è di grande importanza la ricostruzione dello sviluppo subito dal gruppo, dall’inizio del 1900 ad oggi, fornita da Mario Tazioli.

Questa foto risale ai primi anni del 1900 con i componenti del concertino formato da: - Ottavio Lancellotti: il primo da sinistra col violino, - Pietro Cervetti: il secondo da sinistra col violino, - Domenico Tazzioli: al centro col violoncello, - Giuseppe Lancellotti: quarto da sinistra col violino  - Primo Cervetti con la chitarra bolognese con i” bassi volanti”.

Questa foto risale ai primi anni del 1900 con i componenti del concertino formato da:
– Ottavio Lancellotti: il primo da sinistra col violino,
– Pietro Cervetti: il secondo da sinistra col violino,
– Domenico Tazzioli: al centro col violoncello,
– Giuseppe Lancellotti: quarto da sinistra col violino
– Primo Cervetti con la chitarra bolognese con i” bassi volanti”.

Circa settant’anni fa, epoca a cui risalgono i suoi primi ricordi, esistevano due concertini, che facevano capo a due famiglie imparentate tra loro, i Lancellotti e i Cervetti. Gli strumenti impiegati allora erano il violino, la spinetta, la chitarra (la cosiddetta chitarra bolognese con i bassi volanti) ed il violoncello. Inizialmente vi era solo un violinista (Ottavio Lancellotti), ma presto lo strumento venne insegnato ad un altro parente (Giuseppe Lancellotti) che con esso realizzava l’accompagnamento. I due concertini si univano spesso per suonare insieme, e si aggregavano talora ad un ulteriore gruppo di un paese vicino (Borra), che comprendeva un violino, una viola ed una chitarra a nove corde (i suonatori erano i fratelli Dimetri, di cui in breve tempo non rimase che il violinista)

Un’importante evoluzione del concertino si ebbe poi con l’ingresso di Pietro Cervetti, suocero di Mario Tazioli, contrabbassista di professione (suonava nei “cafè concerto” a Nizza) e violinista, cui si deve la sostituzione della tradizione del violoncello con il contrabbasso come strumento di fondamento (lo insegnò anche al padre di Mario, che suonava precedentemente il flicorno basso nella banda Rossini di Lama Mocogno) e l’introduzione e l’arrangiamento di molti brani ancora presenti nel repertorio del gruppo. In seguito lo stesso Mario Tazioli apprese la chitarra da Primo Cervetti, fratello dello suocero, e fu introdotto nel concertino: egli fa risalire a questo momento l’abbandono della pratica di eseguire l’accompagnamento con il secondo violino.

Questa foto risale probabilmente al 1920-21 durante una scampagnata e ci mostra Domenico Tazzioli in primo piano col solito violoncello, Giulia Lancellotti subito dietro di lui, Mario Tazioli con la chitarra, Giuseppe Lancellotti col violino di fianco a Mario e Ottavio Lancellotti col violino (appena dietro Giuseppe).

Questa foto risale probabilmente al 1920-21 durante una scampagnata e ci mostra Domenico Tazzioli in primo piano col solito violoncello, Giulia Lancellotti subito dietro di lui, Mario Tazioli con la chitarra, Giuseppe Lancellotti col violino di fianco a Mario e Ottavio Lancellotti col violino (appena dietro Giuseppe).

Tra le altre informazioni fornite da Mario Tazioli nel corso delle interviste, alcune ci sembrano di particolare interesse: innanzi tutto la possibilità delle donne di partecipare al concertino (la figura e le doti musicali di Giulia Lancellotti sono ancora oggi ricordate con molto rispetto) ed in secondo luogo una diffusa conoscenza della lettura e della scrittura musicale (Mario Tazioli ad esempio scrive le parti di tutti gli strumenti del gruppo), dovuta probabilmente alla presenza nella famiglia di due professionisti, il suocero ed il padre di Mario. Nonostante queste conoscenze, l’apprendimento dei brani non si è però mai basato sulla lettura ripetuta, ma sulla immediata memorizzazione delle parti.

Data l’ampia partecipazione di tutta la famiglia all’attività musicale e l’impegno con cui questa viene perseguita, può sorprendere constatare che i Tazzioli non si sono mai esibiti come professionisti e che si sono sempre limitati a suonare in casa o al massimo ai matrimoni e alle feste del paese, senza richiedere compensi. La loro attività principale è infatti quella agricola, affiancata all’esercizio della liuteria, cui si dedicano durante i periodi invernali. Anche questa attività fa parte della tradizione della famiglia e risale al nonno materno di Mario, di cui egli è stato allievo fin da bambino, assieme ai fratelli Oreste e Melchiorre. Essi hanno costruito violini, violoncelli, un bassetto a tre corde che suonarono però per pochissimo tempo, e le chitarre bolognesi (perfino con 12 bassi)”